Spagna, 4 giovani condannati a 4 anni e 9 mesi di carcere per aver partecipato alla protesta antifascista

Enrique Santiago (PCE): “Il diritto di protestare non può essere criminalizzato e nemmeno la denuncia antifascista. Tutta la nostra solidarietà”.

Fonte: Mundo Obrero

Con una sentenza emanata questo martedì, la Camera Penale della Corte Suprema (SC) ha condannato a un totale di quattro anni e nove mesi di carcere per “reati aggravati di disordine pubblico e aggressione”, oltre che per “lesioni a diversi agenti di polizia”, quattro dei sei giovani, noti come “I Sei di Saragozza”, che hanno manifestato contro una manifestazione del partito di estrema destra Vox nel capoluogo aragonese il 17 gennaio 2019, secondo quanto riportato da Arainfo.org.

Un nuovo caso di repressione poliziesca nonostante la Corte Suprema abbia ridotto la pena di sette anni di carcere inflitta loro dall’Alta Corte di Giustizia di Aragona (TSJA) comprendendo che “i reati aggravati di disordine pubblico e aggressione devono essere considerati come commessi in concorso ideale”, così da stabilire “la pena prevista per il reato più grave – il disordine pubblico – nella sua metà superiore”.

 

In un primo momento, il Tribunale di Saragozza ha condannato i quattro giovani saraghesi a un totale di sei anni di carcere – tre per disturbo della quiete pubblica e tre per aggressione e percosse. Successivamente, nell’ottobre 2021, il TSJA ha inasprito ulteriormente la pena con un altro anno di carcere, aggiungendo il “reato di lesioni”. La Plataforma de Madres y Padres por la Absolución ha quindi presentato ricorso alla Corte Suprema, ritenendo la sentenza “sproporzionata e ingiusta” e basata su una sola prova, “l’opinione della polizia”.

Ora, la Corte Suprema riduce la pena a un totale di tre anni e nove mesi per i due reati di disordine e aggressione, a cui si aggiunge un altro anno di reclusione per ciascuno di loro per il reato di lesioni. La Corte Suprema ha revocato “l’applicazione del sottotipo aggravato dell’uso di mezzi pericolosi che era stato stabilito dal TSJA”, ma ha sostenuto che “ciò non porta a una riduzione della pena di un anno in quanto si colloca nella metà inferiore del tipo imponibile di base”. In questo senso, giustifica la sua decisione ritenendola “proporzionata in considerazione del prolungato periodo di recupero richiesto dall’agente”, come si legge nella sentenza. L’Alta Corte ha inoltre respinto “il resto dei motivi di appello dei quattro imputati”, e ha confermato “le condanne alle ammende per i reati di danneggiamento e lesioni lievi agli altri agenti di polizia colpiti”.

Infine, la Corte Suprema ritiene che “i fatti dichiarati provati individuano chiaramente i presupposti per l’imputazione dei reati ritenuti di co-petizione”. Inoltre afferma che “non c’è ricorso contro questa decisione”.

Solidarietà

I social network hanno avviato una campagna spontanea di solidarietà dopo aver appreso la notizia. “Il diritto di protestare non può essere criminalizzato, così come la denuncia antifascista. Tutta la nostra solidarietà”, ha scritto Enrique Santiago, segretario generale del Partito Comunista di Spagna. Anche Manu Pineda, leader del PCE, ha espresso: “La sentenza di 4 anni e 9 mesi contro i giovani antifascisti di Saragozza è un attacco ai diritti politici più elementari e un nuovo tentativo di criminalizzare e perseguitare i movimenti sociali e, soprattutto, la lotta contro il fascismo. Tutta la nostra solidarietà ai 6 di Saragozza. Compagni, fratelli, compagni, siamo con voi”.

Anche Elena Tomás, consigliera comunale di Saragozza e membro del PCE, ha espresso la sua opinione: “Un Paese che condanna l’antifascismo è un Paese che non ricorda la sua storia, e se non la ricordiamo, siamo condannati a ripeterla. È una barbarie. Tutto il mio sostegno”. Da parte sua, Alberto Cubero, noto dirigente comunista della città di Saragozza, ha scritto: “Tutta la mia solidarietà ai 6 di Saragozza e tutta la mia condanna alla polizia che inventa prove e ai giudici che fanno condanne ideologiche. Essere antifascisti non è un crimine”.