In Albania i migranti saranno trattenuti fino a 18 mesi

Quello che sorgerà a Gjader, in Albania, sarà un Cpr e non una struttura dove esaminare rapidamente le richieste di asilo, come aveva spiegato due giorni fa Matteo Piantedosi.

Di Leo Lancari – Il Manifesto

A contraddire il ministro dell’Interno è stato ieri un fedelissimo della premier Giorgia Meloni come il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, alimentando così il sospetto che l’accordo tra Italia e Albania sia stato pensato e gestito da palazzo Chigi all’insaputa degli alleati. «Quello che accade in Albania è lo stesso che accade in Italia», ha spiegato Fazzolari parlando a Porta a Porta. «Abbiamo fatto procedure accelerate, in 28 giorni siamo in grado di rispondere alla richiesta. Poi chi non ha diritto può essere trattenuto fino a 18 mesi in attesa del rimpatrio, il massimo consentito dalle legge italiana».

Qualche elemento di chiarezza in più potrebbe arrivare nei prossimi giorni da Giorgia meloni. Fino a ieri sera da Palazzo Chigi non era arrivata nessuna conferma ma dalla maggioranza si fa sapere che la premier starebbe valutando la possibilità di presentarsi in parlamento per riferire sulle questioni di maggiore attualità, dal conflitto in Medio oriente alle riforme, fino all’ultimo capitolo del dossier migranti, quello che riguarda appunto l’accordo siglato all’inizio della settimana con il premier albanese Edi Rama. «Vogliano risposte su temi sui quali continuiamo a non avere riscontri da parte del governo», ha detto durante la capigruppo di ieri mattina alla Camera la presidente dei deputati dem, Chiara Braga, dando voce allo scontento che impera tra i banchi delle opposizioni. «Non c’è nessun problema a fare un dibattito parlamentare», ha concesso Fazzolari, confermando però che l’intesa «non necessita di ratifica perché non è un nuovo trattato internazionale tra Italia e Albania».

Che la premier decida o meno di riferire alla Camere – sarebbe la seconda volta da marzo – il contestato accordo con Tirana prosegue comunque la sua marcia e apparentemente senza grandi ostacoli. Una portavoce della Commissione ha confermato di aver ricevuto la documentazione richiesta nei giorni scorsi al governo di Roma e quindi di essere adesso in grado di esprimere un giudizio.

Per adesso l’unico vero sconquasso l’intesa tra Roma e Tirana sembra averlo creato nel Pd. Dal Nazareno ieri sono state smentite le voci, circolate in giornata, che il partito avrebbe chiesto l’espulsione del socialista Edi Rama dal Pse, dove tra l’altro il Partito socialista d’Albania di cui è leader è presente solo come osservatore. «Si è trattato di un cortocircuito mediatico, ci si è affrettati a spiegare dal Pd a poche ore dall’inizio a Malaga delle conferenza del Pse. Un «cortocircuito» che ha comunque avuto l’effetto di spaccare il Pd con i moderati contrari a ogni intervento punitivo nei confronti del leader albanese. Espellerlo, e perché, ha chiesto su Twitter Pierluigi Castagnetti: «Perché come capo del governo collabora con quello italiano?». Replica sempre via Twitter dell’ex ministro Andrea Orlando: «Onestamente non mi pare che le nuove regole dell’Ue possano essere messe sullo stesso piano di un accordo che viola i diritti fondamentali».

Una polemica tutta interna al Pd, pare di capire. Rama, infatti, non è sembrato preoccupato più di tanto dalle divisioni italiane. Assente dal vertice di Malaga perché impegnato alò Forum della pace a Parigi, il premier albanese entra nel merito dell’accordo: «Nel pieno rispetto del Pd vorrei ripetere il mio unico punto di vista – dice -: cercare di aiutare l’Italia in questa situazione, dove nessuno in Europa sembra aver trovato una soluzione condivisibile da tutti, non è il massimo, ma è sicuramente il minimo che l’Albania deve e può fare. Se poi questo non è di sinistra in Italia, pazienza – è la conclusione -, sembra che non sia neanche di destra in Albania».