Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la fine di tutti gli accordi con Israele e gli Stati Uniti.
La decisione arriva in seguito all’annuncio da parte del governo israeliano di avere intenzione di annettersi parte del territorio occupato della Cisgiordania, come previsto dal piano di pace proposto da Washington a gennaio.
“L’Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato della Palestina sono da oggi esentati da tutti gli accordi e le intese con i governi americano e israeliano e da tutti gli obblighi previsti, compresi quelli di sicurezza”, si legge nella dichiarazione pubblicata dall’agenzia statale Wafa.
Abu Mazen ha aggiunto che Israele dovrà ora “condividere le sue responsabilità e i suoi doveri di fronte alla comunità internazionale, in quanto potere occupante di un territorio che appartiene allo Stato della Palestina”. Allo stesso modo gli Stati Uniti, in quanto “partner principale del governo di occupazione israeliana”, saranno “pienamente responsabili dell’oppressione del popolo palestinese”, ha avvertito Abu Mazen. Il presidente dell’Anp ha infine accusato Israele di aver “annullato gli accordi di Oslo”, ma nel suo discorso non ha parlato né dei tempi né dei meccanismi per il ritiro dagli accordi.
Per Ahmad Majdalani, ministro per gli Affari sociali e componente del comitato esecutivo dell’Olp, la decisione di Abbas ha un “prezzo alto”, ma è “straordinariamente più alto il costo della coesistenza con l’annessione”. Sempre da fonti interne all’Organizzazione per la liberazione della Palestina viene precisato che la decisione è stata assunta in riferimento alla “responsabilità per la sicurezza della popolazione civile nei territori occupati e delle sue proprietà, il divieto di punizioni collettive, del furto di risorse, dell’annessione di terra e di trasferimenti di popolazione dall’occupante agli occupati, che costituiscono gravi violazioni e crimini di guerra“.