Addio a Emanuele Macaluso, storico dirigente del PCI

All’età di 96 anni è venuto a mancare Emanuele Macaluso, storico dirigente del PCI e grande giornalista.

Da qualche giorno era ricoverato in gravi condizioni in ospedale a Roma, città nella quale viveva da tempo.

Nato a Caltanissetta, l’adesione di Macaluso al Partito Comunista d’Italia risaliva al 1941, periodo della clandestinità dovuta alla repressione del regime fascista. La carriera politico-istituzionale iniziò invece nel 1951, quando venne eletto come consigliere regionale siciliano nelle fila del Partito Comunista Italiano.

La sua adesione al comunismo la raccontò lui stesso in una recente intervista ad Aldo Cazzullo: “Mi portarono in sanatorio. Tubercolosi. Mi facevano dolorose punture di aria per immobilizzare i polmoni, nella speranza che la ferita guarisse. Quasi tutti i ragazzi che erano con me morirono. Io sognavo di arrivare a trent’anni. Il sanatorio era in fondo al paese, da lontano si vedevano i passanti con il fazzoletto premuto sulla bocca. L’unico amico che mi veniva a trovare, Gino Giandone, era comunista”

Capo della Cgil siciliana con Di Vittorio, nel comitato centrale del Pci con Togliatti, capo dell’organizzazione con Longo, direttore dell’Unità con Berlinguer, amico di una vita di Napolitano.

Parlamentare nazionale per sette legislature, Macaluso fu convinto sostenitore della componente migliorista in seno al PCI, da cui però si distinse negli anni grazie anche al suo spirito libero ed anticonformista che lo fece, nella sostanza, rimanere fedele alla sua originale impostazione da comunista riformista.

Quando il PCI si sciolse aderì al PDS, concludendo poi la sua carriera parlamentare nel 1992.

Negli ultimi decenni della sua vita si era dedicato al giornalismo politico, a cui ha contribuito con una capacità di analisi figlia di una formazione politica ben distante da quella attuale e con una lucidità che sembrava non potesse essere mai neanche scalfita dal passare degli anni.

In questa fase ha sempre ricoperto il ruolo di “padre nobile” della sinistra, causando non pochi mal di pancia ai vertici del Partito democratico, partito a cui sin dalla sua fondazione nel 2007 non ha risparmiato critiche per via della mancanza dell’ispirazione socialista nel suo profilo identitario.

Negli ultimissimi anni si limitava a postare sul suo profilo Facebook degli editoriali di gran successo, aiutato dall’amico ed ex giornalista de l’Unità Sergio Sergi, poiché lui non aveva nemmeno un computer.

Ha scritto fino all’ultimo, fino al ricovero forzato in ospedale. Del resto fu proprio lui a raccontare che Togliatti una volta gli spiegò: “Un uomo politico che non scrive è un politico dimezzato”.