L’immunità di gregge si avvicina ogni giorno di più. Se si mantiene il ritmo delle vaccinazioni e non si interrompe l’arrivo delle scorte, quest’estate potrebbe essere l’inizio della fine di una pandemia che ha devastato e messo sotto scacco tutta la nostra società.
di Oriol Junqueras*
Con il ritorno alla normalità, dovremo concentrare la nostra attenzione e le nostre energie sullo scenario post-covid e sulle sue conseguenze economiche e sociali, che tutti noi comprendiamo non essere minori. Da qui l’imperativo di mettersi al lavoro per avere un Governo che, a questo punto, inspiegabilmente, è ancora in attesa di una tediosa trattativa che due degli attori politici si sono affrettati a mettere in pista – per garantire una maggioranza per l’investitura – in attesa che un terzo si decida di fare il grande passo.
Le sfide del nuovo governo catalano sono immense. Lo sono sempre state in un paese come il nostro, con le limitazioni derivanti dal tetto alle nostre competenze e da uno Stato spagnolo che non risponde alle richieste e alle necessità della società e dell’economia catalana.
Ci sono due leve principali per la ripresa del paese. La prima, il recupero della fiducia grazie al miglioramento della situazione sanitaria, che permetterà la ripresa delle attività in molti settori e, soprattutto, la rinnovata interazione e collaborazione tra persone, tra aziende e/o istituzioni. La seconda sono i fondi europei, che rappresentano un’iniezione di aiuti senza precedenti: l’equivalente di quasi quattro volte quello che fu lo storico Piano Marshall del 1948. Lo Stato spagnolo riceverà 140 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Di questo, la Catalogna potrebbe ricevere un investimento di circa 30 miliardi di euro.
I fondi europei, come indica la Commissione europea, devono servire a fare una doppia trasformazione dell’economia catalana: digitale ed ecologica. La Catalogna deve puntare su una chiara prospettiva sociale che garantisca che la trasformazione e la modernizzazione dell’economia non lasci senza protezione gruppi di lavoratori, giovani o anziani che potrebbero avere difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti che verranno. Non possiamo accettare l’attuale tasso di disoccupazione tra i giovani, né possiamo dimenticare gli anziani e le pensioni a rischio sostenibilità. I gruppi più vulnerabili devono ricevere un’attenzione e una protezione speciale.
Dobbiamo pianificare i cambiamenti pensando ai prossimi 10 e 20 anni. Dobbiamo allontanarci dal giorno per giorno per pensare al dopodomani. I grandi cambiamenti di fondo richiedono un pensiero a lungo termine per iniziare a posare le prime pietre, oggi, di una Catalogna nuova e migliore affinché possa diventare una realtà domani. Il governo catalano è stato molto attivo nel fornire aiuti economici ai settori più colpiti. La Catalogna è il territorio che fornisce più aiuti sia in termini assoluti che in relazione alla popolazione – 231 euro per abitante, l’80% in più rispetto alle cifre dei territori che si collocano al secondo e terzo posto. La Catalogna è anche quella che dà più aiuti ai lavoratori autonomi, alle PMI e ai settori economici, per un totale di 187 euro per abitante (un importo molto superiore a quello della Navarra, al secondo posto, con 120,20 euro). Ma bisogna sottolineare che questi aiuti sono stati chiaramente insufficienti per i settori più colpiti dalle restrizioni imposte alle attività economiche come la ristorazione. È essenziale che il governo spagnolo abbia un atteggiamento più attivo e determinato quando si tratta di aiutare quelle PMI che hanno visto il loro reddito cadere drasticamente.
Anche per questo motivo, dobbiamo essere particolarmente attenti a non assistere a una ripresa asimmetrica, in cui alcuni settori, invece di recuperare, peggiorano le loro difficoltà.
Questo paese ha sufficiente audacia e vitalità per andare avanti e superare questa crisi ponendo le basi per un’economia forte e moderna che sarà il pilastro che sostiene lo stato sociale. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo continuare ad esigere il coinvolgimento dell’amministrazione centrale e la gestione integrale delle risorse che la Catalogna genera, che sono state prosciugate dallo Stato centrale per secoli e che non tornano mai, nemmeno sotto forma di investimenti. Proprio ora, più che mai, è essenziale invertire questa tendenza che impoverisce il paese e ostacola la ripresa economica e la coesione sociale.
Per quello che è di nostra competenza dobbiamo saperlo fare bene, stabilire delle priorità e ottimizzare tutte le risorse. Determinare ciò che è veramente importante e, soprattutto, essere coerenti quando si tratta di utilizzare le risorse. Implica anche il recupero della collaborazione tra l’amministrazione e il resto degli attori economici e sociali. Gli Stati che si riprendono meglio sono quelli che sanno come condividere rischi e benefici tra tutti coloro che hanno un ruolo da svolgere nelle sfide collettive.
E, allo stesso tempo, è necessario snellire e modernizzare l’amministrazione quando si tratta di decidere, autorizzare ed eseguire i progetti e modificare alcuni degli attuali processi lenti e macchinosi. Abbiamo un’opportunità unica per dimostrare che siamo all’altezza del compito di aiutare a risollevare il paese e la sua gente. Ce lo meritiamo.
*Presidente d’Esquerra republicana de Catalunya
Link all’articolo in lingua originale https://www.elperiodico.com/es/opinion/20210507/reconstruccion-republicana-crisis-covid-articulo-oriol-junqueras-11707842
Traduzione a cura della giornalista Carla Signorile