Dopo 34 anni una verità di comodo per l’omicidio di Olof Palme

Il Premier svedese Olof Palme venne ucciso da alcuni colpi di pistola nella notte del 28 febbraio 1986.

di Adriano Manna 

A 34 anni di distanza dall’omicidio dell’amatissimo Premier svedese, il procuratore Krister Petersson dichiara chiuso il “caso Olof Palme”, una colossale inchiesta nel corso della quale sono state interrogate nei decenni oltre 10.000 persone e prodotti faldoni che occupano oltre 250 metri di scaffali.

Palme venne ucciso la notte di 34 anni fa mentre era in compagnia di sua moglie, all’uscita da un cinema, da un uomo che lo chiamò ad alta voce per poi sparargli alcuni colpi con una revolver. Il Premier svedese aveva sempre rifiutato la scorta dichiarando che la Svezia era un paese “democratico e tollerante”, per cui non la riteneva necessaria.

Oggi quell’omicida ha un nome e cognome, quello di Stig Engström, morto suicida nel 2000 a sessantasei anni di età.

L’impossibilità di formalizzare l’accusa porterà quasi certamente alla procedura d’archiviazione, rendendo quanto mai nebulosa la conclusione di un’inchiesta che si sperava potesse giungere a verità più convincenti.

Stig Engström era un grafico con problemi d’alcolismo impiegato presso la Skandia assicurazioni, società che aveva la sede molto vicina al luogo in cui si è consumato l’attentato. Di questo presunto assassino si è ricostruito il suo orientamento politico che lo rendeva vicino all’estrema destra, con un odio viscerale per il Premier a causa delle sue idee progressiste e in particolare per il suo impegno internazionale contro l’apartheid ancora in vigore in quegli anni in Sudafrica.

Nella conferenza stampa presieduta dal procuratore non si è fatto cenno a mandanti, tanto meno a possibili piste internazionali, nonostante Palme fosse indicato proprio in quel periodo come un possibile candidato alla segreteria generale dell’Onu.

Il nome di Engstrom non era nuovo all’indagine di questi lunghissimi anni: interrogato come testimone all’inizio dell’inchiesta, era stato poi considerato inaffidabile dopo aver cambiato più volte la sua versione dei fatti. Scrittori svedesi che si erano dedicati alla vicenda, come Lars Larsson e Thomas Pettersson, lo avevano da tempo indicato come il colpevole dell’omicidio.