Le dimissioni di Truss e le ambiguità sul futuro politico della Gran Bretagna

Il 20 ottobre, Liz Truss ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro del Regno Unito. In una breve dichiarazione fuori Downing Street 10, ha ammesso di non poter “ottemperare al mandato in base al quale [lei] è stata eletta dal Partito conservatore”. La sua premiership di 45 giorni è ora la più breve nella storia politica britannica.

di Matt Tipton – Pressenza 

Due eventi sembrano essere stati i catalizzatori finali delle sue dimissioni: in primo luogo, un contingente di 40 Tory si è ribellato per un voto di fracking, che ha portato a un alterco fisico tra i parlamentari. In secondo luogo, la segretaria degli interni Suella Braverman si è dimessa lo stesso giorno per una “violazione tecnica” in cui ha utilizzato in modo improprio la sua e-mail personale. Tuttavia, la denuncia di Braverman sulla “direzione di questo governo” è stata una testimonianza del modo in cui entrambi gli eventi celavano lamentele più profonde sulla situazione attuale dei conservatori.

Attualmente c’è molta ambiguità sul futuro politico della Gran Bretagna. Una varietà di nomi familiari è stata suggerita come potenziali successori. Rishi Sunak e Penny Mordaunt sono due dei candidati più importanti. Il più notevole, tuttavia, è Boris Johnson: le principali testate giornalistiche riferiscono che l’ex PM sta seriamente considerando un ritorno. La fattibilità di questa ipotesi è tuttavia ancora da verificare.

L’opposizione sostiene che l’ennesimo cambio di leadership non sia democratico. Le dichiarazioni degli sponenti laburisti con cui si chiedevano elezioni generali sono state ben accolte sui social media. Alastair Campbell ha persino incoraggiato le persone a scendere in strada per avanzare questa richiesta. Perché anche se Truss non c’è più, è probabile che il danno reputazionale che ha causato al suo gruppo le sopravviva a lungo.