Pensioni, in Francia è rivolta. I comunicati de La France Insoumise e PCF

Le mozioni di sfiducia contro la riforma delle pensioni del governo francese non sono passate ed ora la riforma è legge. Almeno 142 persone sono state fermate finora nella capitale dove secondo Tf1 quasi 2.000 agenti sono impegnati a mantenere l’ordine.

Pubblichiamo i comunicati dei due principali soggetti della sinistra francese: la France Insoumise ed il Partito comunista francese.

 

Comunicato del La France Insoumise

Erano necessari 9 voti in più per rovesciare il governo. Elisabeth Borne e il suo governo si concedono quindi una breve tregua. Ma la dimostrazione è chiara: la Macronie è appesa a un filo!

È giunto il momento della censura popolare. È manifestando e scioperando che possiamo vincere. Già nel 2006, il CPE, approvato con la forza attraverso l’articolo 49,3, ha dovuto essere ritirato sotto l’effetto della mobilitazione popolare.

Questa lotta sociale è ora accompagnata da una più ampia lotta per la democrazia. Un uomo solo non può brutalizzare un intero Paese e disprezzare l’opposizione di oltre il 90% dei francesi e di tutti i sindacati.

Invitiamo il popolo francese a partecipare a tutte le iniziative di mobilitazione, sciopero e blocco in vista della giornata di manifestazione di giovedì 23 marzo indetta dall’intersindacale.

Chiediamo di essere solidali con gli scioperanti, che sono la punta di diamante di questa lotta, attraverso i fondi per lo sciopero e le collette di solidarietà.

Mettiamo in guardia contro l’irrigidimento autoritario delle regole che è stato imposto ai manifestanti e agli scioperanti per diversi giorni. Non permetteremo che coloro che lottano per l’interesse generale siano intimiditi e difenderemo le nostre libertà fondamentali di manifestare e scioperare.

La vittoria è a portata di mano. Mobilitiamoci fino al ritiro!

 

Comunicato del Parti Communiste Français Fabien Roussel

Pensioni: la lotta continua! Costruiamo un’altra maggioranza politica!

Con nove voti, la mozione di censura non è stata adottata. Che disastro per il governo! Questa riforma rimane illegittima.

La lotta continua perché nel nostro Paese esiste ancora una maggioranza progressista contro questa riforma. Dall’uso del 49-3, la rivolta è solo cresciuta.

Gli scioperi (…) cominciano a pesare sull’economia.

Di fronte al caos causato dal Presidente della Repubblica e dal suo governo, dobbiamo rispondere con la nostra unità, la nostra determinazione a far ritirare questa riforma, e questo nel rispetto della democrazia. Di fronte alla monarchia presidenziale che sta spaccando il nostro Paese, di fronte alla minaccia di scioglimento dell’Assemblea nazionale, chiedo innanzitutto il ritiro di questa riforma, unica richiesta avanzata oggi dai nostri concittadini.

Utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per sconfiggerla: ricorso al Consiglio costituzionale, referendum di iniziativa condivisa per restituire al nostro popolo i mezzi per imporre il ritiro del progetto del governo, mobilitazioni su appello dell’intersindacale. Incontriamoci giovedì 23 marzo per manifestare con l’obiettivo di farne un’altra eccezionale giornata di azione.

Noi possiamo vincere rimuovendo il progetto! Il futuro del Paese si gioca in questo momento.

Il campo della sinistra, del progresso e della giustizia sociale esce rafforzato da questa battaglia.

I sindacati, dal 19 gennaio, data della prima manifestazione, sono stati esemplari. Hanno moltiplicato le proposte alternative all’allungamento dell’età pensionabile, si sono rivolti continuamente al governo e al Presidente della Repubblica, hanno organizzato manifestazioni massicce, eccezionali, gioiose e determinate.

Le forze politiche di sinistra ed ecologiste, PCF, PS, LFI, EELV, GénérationS, GRS, con i loro parlamentari presenti nei sette gruppi del Senato e dell’Assemblea Nazionale, hanno dimostrato con la loro mobilitazione, con numerosi emendamenti comuni, che una riforma progressista delle pensioni era possibile, hanno unito le forze per decifrare la riforma del governo, si sono mobilitati in riunioni congiunte. Hanno lavorato in costante collegamento con i sindacati, attenendosi il più possibile alle loro aspettative.

Tutti insieme, attraverso manifestazioni, scioperi, battaglie parlamentari, abbiamo costruito un potente movimento esemplare. Di fronte a un potere ultra-minoritario nel Paese, invito a costruire un’alternativa di progresso, unendo tutte le forze della sinistra, lavorando con i sindacati, rispettando la democrazia sociale.

Costruiamo un patto per la ripresa sociale e democratica della Francia, in vista di una maggioranza e di un governo di sinistra ed ecologista uniti e rispettosi dei sindacati.

Contrariamente a quanto troppo spesso si sente dire, l’estrema destra sta perdendo terreno. Questa estrema destra, infatti, cosa ha fatto? Niente o molto poco. Niente nelle mobilitazioni, niente in Parlamento, niente nelle proposte se non una terribile abolizione dei contributi previdenziali sugli stipendi, privando la nostra Previdenza Sociale di ogni finanziamento. Si rifiuta di aumentare lo Smic, di ripristinare l’ISF e non smette di attaccare il nostro modello sociale e i sindacati tanto quanto i nostri connazionali di origine straniera di cui fa dei capri espiatori.

Il campo del progresso e della giustizia sociale ha una responsabilità storica. Forze di sinistra e forze sindacali, nel rispetto del ruolo di ognuno e delle nostre differenze, il futuro ora è dalla nostra parte!