Un nuovo primo ministro e l’escalation della crisi nel Regno Unito

Il partito di governo britannico, il Conservative and Unionist Party, ha licenziato il suo precedente leader, Boris Johnson, a metà legislatura e ha affidato la guida del gabinetto a nuove mani. Il gabinetto e il gruppo parlamentare Tory hanno tollerato la cattiva gestione e l’aria sboccata dell’alta borghesia di Johnson solo fino a quando la sua mendacia non ha screditato il partito conservatore britannico.

di  Hinrich Kuhls* – Sozialismus

Come esecutore della Brexit, Johnson era la personificazione del nazionalismo inglese; come bugiardo, era diventato una minaccia per il mantenimento del potere di quella parte delle élite che allinea la gestione politica degli affari di Stato alla finzione della superiorità della nazione inglese.

Il dominio delle connotazioni populiste di destra del nazionalismo non si è eroso tra l’elettorato della maggior parte del Paese, l’Inghilterra, anche se l’allontanamento forzato di Johnson e il conseguente fango sulla presidenza dei Tory hanno fatto crollare gli indici di gradimento del Partito Conservatore rispetto alla vittoria schiacciante delle elezioni generali del dicembre 2019. Allo stesso modo, gli atteggiamenti nazionalisti e populisti di destra nel partito Tory non si sono allentati, ma si sono induriti. A questo proposito, era ovvio fin dall’inizio del processo di selezione per la nuova leadership del partito, poi nelle interviste pubbliche e interne al partito, e infine nel voto postale dei circa 160.000 membri Tory, che solo il candidato che promette una posizione autoritaria più dura per il futuro in termini di politica interna ed estera può prevalere”[1].

Al volgere della stagione 2021/2022, l’edificio di menzogne di Johnson è stato scosso per la prima volta quando ha cercato di nascondere il fatto che lui e gran parte del suo staff nella Cancelleria di Stato avevano più volte ignorato i requisiti minimi di protezione dal Coronavirus. Già in questa fase era prevedibile che la competizione per la successione a Johnson si sarebbe risolta con il ministro delle Finanze Rishi Sunak oppure con il ministro degli Esteri Liz Truss.

Sunak era ormai in perdita con le sue proposte di neoliberismo moderato sotto una veste nazionalista. Truss, invece, in qualità di nuovo leader del partito e primo ministro, coglierà l’occasione per continuare la sua precedente messa in scena come revenant di Margret Thatcher.

Il suo disprezzo per le classi lavoratrici, che è stato nuovamente reso pubblico con dichiarazioni eclatanti durante la campagna elettorale interna al partito[3] e che condivide con la stragrande maggioranza dell’intero gruppo parlamentare Tory, si riflette in corrispondenti iniziative legislative volte a smantellare i diritti di tutela del lavoro e ad ampliare la delegittimazione dell’organizzazione sindacale e degli scioperi. Non fermerà le norme già attuate o introdotte per limitare il diritto di manifestare, per tornare all’arbitrio della polizia, per deportare i richiedenti asilo e per allontanarsi dalla Carta dei diritti umani europei, ma le difenderà come passi necessari per l’espansione dell’azione autoritaria dello Stato. E non rispetterà gli accordi internazionali vincolanti del trattato Brexit e dell’accordo di commercio e cooperazione UE-Regno Unito, che sono stati inclusi nel trattato a scapito dell’Unione britannica su insistenza del governo Johnson, di cui pure è stata membro ininterrottamente.

Così facendo, metterà a rischio l’equilibrio di interessi dell’Irlanda del Nord, come come era stato stabilito dall’Accordo del Venerdì Santo di Belfast del 1998.  Johnson aveva vinto le ultime elezioni generali con lo slogan “Get Brexit done”. Truss continuerà l’impacchettamento autoritario dell’agenda dei suoi primi anni di governo e dei preparativi per le prossime elezioni generali, con lo slogan “Get Brexit done – definitely”.

 

*Hinrich Kuhls è coinvolto nel Gruppo di studio socialista (SOST).

[1] In un sondaggio rappresentativo dell’istituto di sondaggi YouGov, il 66% dei membri del Partito Conservatore ha dichiarato che avrebbe votato per Liz Truss, mentre il 34% ha votato per il suo rivale Rishi Sunak. A quel punto il 57% dei soci aveva già inviato la propria scheda elettorale. Se anche Johnson si fosse candidato, sarebbe stato rieletto con un ampio margine. Si veda Adam MacDonnell: A due settimane e mezzo dalla fine, Liz Truss è in vantaggio su Rishi Sunak per 66% a 34% nei sondaggi tra i membri, YouGov, 19.8.2022.
[2] Si veda il mio articolo in Sozialismus.de 2-2022, pp. 2-7: Un partito senza vergogna e senza compassione. Il partito conservatore britannico sulla difensiva.
[3] Pippa Crerar: Leaked audio reveals Liz Truss said British workers needed “more graft”, The Guardian, 17.8.2022, e questo: Union heads respond angrily to Liz Truss’s claim UK workers lack “graft”, ibidem.