Pfizer detta la linea sui vaccini: necessaria la quarta dose

Ci sarebbe da ridere se non fosse che la questione è dannatamente seria, poiché riguarda la salute di tutti noi: Alber Bourla, il Ceo di Pfizer, nel corso di una intervista al programma americano “Face the Nation”, ha dichiarato che la quarta dose di vaccino sarà necessaria per tutti.

Qualcuno potrebbe obiettare che tale valutazione dovrebbe essere demandata alle autorità sanitarie preposte, ai virologi, agli epidemiologi, a chi insomma ha gli strumenti per valutare l’andamento della pandemia ed il suo reale impatto sulla salute pubblica; ma a quanto pare in Occidente non è più così.

L’ultima parola ovviamente spetterà ora alle autorità preposte, a partire dalla Food and Drug Administration (Fda), l’ente governativo statunitense che gestisce la regolamentazione dei prodotti farmaceutici e alla corrispondente europea EMA, oltre che ovviamente alla politica. Ma rimane il fatto che ancora una volta l’Amministratore delegato di uno dei pezzi grossi di Big Pharma si pronuncia in maniera risoluta sulla necessità per tutti gli Stati di adottare ancora una volta un suo prodotto da somministrare su larga scala a tutta la popolazione.

Nulla di così strano verrebbe da dire, del resto il suo lavoro è quello di tutelare gli interessi degli azionisti di Pfizer, chi lì l’hanno messo, non di certo quello di tutelare la salute pubblica. Solo così si potrebbe spiegare il contestuale silenzio di Bourla sulla bassissima copertura vaccinale di un intero continente come l’Africa, dove l’accesso ai vaccini è ancora limitato ed il virus è lasciato libero di moltiplicarsi e potenzialmente andare incontro a nuove mutazioni, ma forse in questa coincidenza centrerà qualcosa l’impossibilità per gli stati africani di pagare una fiala di vaccino anche 22 euro (tanto oggi il nostro sistema sanitario nazionale paga a Pfizer).

Eppure il fatto che si dia ampio spazio mediatico ad un Amministratore delegato che si permette di parlare di certi temi come se fosse un esperto, nell’assenza di una reazione da parte della politica di un qualsiasi Stato europeo, rende l’idea del livello di subordinazione ormai raggiunto dalle autorità pubbliche nei confronti dei colossi farmaceutici. Del resto è notizia di appena pochi giorni fa che il commissario italiano per l’emergenza Covid Figliuolo si è opposto alla pubblicazione del contratto stipulato tra l’Italia e l’azienda farmaceutica Pfizer per la distribuzione di 600mila trattamenti dell’antivirale Paxlovid per il 2022. L’opposizione alla pubblicazione sarebbe pervenuta dalla stessa Pfizer, che adduce come scusante il fatto che il farmaco in questione sia oggetto di tutela brevettuale e contenga “numerose clausole che costituiscono segreti commerciali”.