Grecia, Syriza tiene ma perde le elezioni. Nea Dimokratia compatta la destra

Si conclude col voto di domenica l’esperienza di governo in Grecia di Syriza che, al netto di alcune letture affrettate, perde tenendo praticamente intatto il suo blocco sociale di riferimento.

di Adriano Manna

 

Il centro-destra di Nea Dimokratia sfiora il 40% conquistando così, grazie al premio elettorale che non sarà più in vigore dalla prossima tornata, la maggioranza numerica in parlamento per insediare un governo mono-colore. Lo fa prosciugando o assorbendo la gran parte di quelle che erano le proposte politiche non riconducibili al mondo della sinistra greca.

Syriza, dal canto suo, perde in termini percentuali un 4% rispetto alle elezioni del 2015, calando dal 35,5% al 31,5%. Ma questo calo, comunque contenuto, sembrerebbe non provenire in maniera significativa dai settori popolari elettoralmente attivi, dove rimane saldamente il primo partito.

Sicuramente in quel 4% di flessione ha svolto la sua parte la proposta politica messa in campo dall’ex ministro dell’Economia Varoufakis “MeRA25”, che con suo 3,4% ha molto probabilmente attinto proprio dall’elettorato di Syriza.

Molto significativo è anche il dato del KKE, il partito comunista greco, che pur avendo aspramente criticato Syriza per l’accettazione del Memorandum e aver propugnato l’uscita della Grecia da Euro e Unione europea, non raccoglie nulla in termini elettorali, perdendo addirittura uno 0,3% e attestandosi così 5,3.

Se nella sostanza il blocco sociale di Syriza ha retto, com’è possibile che la destra di Nea Dimokratia abbia sorpassato il partito di Tsipras di quasi 9 punti percentuali? La risposta sembrerebbe essere per l’appunto nel compattamento dell’elettorato liberale, conservatore e nazionalista nello storico partito di centro-destra: la scomparsa elettorale dei liberali di To-Potami, dei nazionalisti di ANEL e dell’Unione di centro potrebbe suggerire una decisa rincorsa al voto utile a destra, mentre la sinistra divisa in 4 liste (ma con Syriza di gran lunga egemone) insieme sfiorerebbe il 50% ma si ritrova all’opposizione con l’estrema destra di Elliniki Lisi, che sembra aver svuotato il bacino elettorale di Alba Dorata.

La campagna elettorale della destra incentrata sulle promesse di forti sgravi fiscali per il ceto medio e sulla creazione di un contesto maggiormente favorevole agli investimenti esteri (oltre che su un ventilato nuovo piano di privatizzazioni di quel pochissimo che rimane di pubblico nella Grecia di oggi) sembra esser riuscita a riorganizzare in maniera efficientissima il proprio blocco sociale storico in chiave elettorale.

Le divisioni in seno alla sinistra, specialmente tra Syriza, KKE e MeRA25 (per i socialisti andrebbe fatto un discorso a parte, essendo loro corresponsabili insieme alla destra del disastro greco) non ha permesso  di giocare fino in fondo una partita che potrebbe avere ripercussioni serie sulla possibilità nel medio termine di strutturare una proposta di sinistra antiliberista nel quadro europeo.