Nel fine settimana, attivisti antifascisti si sono riuniti nella capitale ungherese per opporsi a una commemorazione annuale dell’estrema destra, in mezzo alle tensioni diplomatiche tra Budapest e Roma per la detenzione di una cittadina italiano in un carcere ungherese.
Di Roger McKenzie – People’s World
Centinaia di persone hanno marciato per il centro di Budapest con una forte presenza della polizia, chiedendo “libertà per ogni antifascista”.
Gli attivisti hanno cercato di impedire all’estrema destra di osservare il cosiddetto giorno d’onore, un evento annuale che ricorda il tentativo fallito dei soldati ungheresi nazisti e alleati di evadere da Budapest durante l’assedio dell’Armata Rossa alla città nel 1945.
L’antifascista italiana Ilaria Salis è detenuta in un carcere ungherese per il presunto coinvolgimento negli assalti ai partecipanti dello scorso anno.
Le immagini di Ilaria Salis incatenata durante un’udienza del tribunale di Budapest hanno scatenato le proteste ufficiali del governo italiano.
I pubblici ministeri chiedono una condanna a 11 anni per Salis e i ministri ungheresi hanno negato che sia detenuta in condizioni inadeguate.
Alla marcia di sabato, Luca Kruczynski ha detto di essere venuto da Berlino con alcuni amici “per protestare contro i gruppi neofascisti che ogni anno organizzano qui i loro eventi”.
Ha espresso il timore che il processo a Salis sia un “processo politico”.
Sabato anche a Milano si sono riuniti degli attivisti per richiamare l’attenzione sul caso di Salis.
Il governo italiano ha invitato l’Ungheria a rispettare il diritto europeo e internazionale, che richiede il rispetto della dignità dei detenuti, “comprese le modalità di trasferimento degli imputati in tribunale e le garanzie di un processo equo”.
La scorsa settimana, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha parlato con il suo omologo ungherese Viktor Orban della detenzione di Salis.
Il caso è imbarazzante per il suo governo di estrema destra, che è stato in rapporti amichevoli con l’altrettanto estremista Orban.
I ministri degli Esteri e della Giustizia italiani hanno rifiutato la richiesta di garantire a Salis la detenzione preventiva in Italia o nell’ambasciata italiana a Budapest, citando la sovranità del sistema giudiziario ungherese.
La leader di uno dei principali partiti di opposizione italiana Elly Schlein ha osservato che il governo Meloni è intervenuto a favore di Salis solo dopo aver visto “le catene e le manette”.
“È difficile non pensare che la Meloni sia in imbarazzo” di fronte al suo alleato europeo, ha detto Schlein, che guida il Partito Democratico.
Intanto la presidente ungherese di estrema destra Katalin Novak, alleata chiave di Orban, si è dimessa sabato in seguito alle proteste dell’opinione pubblica per aver concesso la grazia a un uomo condannato come complice in un caso di abusi sessuali su minori.