Portogallo, si dimette il primo ministro Costa. La posizione del Partito Comunista Portoghese

Un terremoto politico ha scosso martedì il Portogallo. Il primo ministro socialista del Paese, António Costa, ha rassegnato le dimissioni a seguito di un’indagine su di lui e su alcuni membri del suo gabinetto per presunta corruzione, prevaricazione e traffico di influenze in un caso legato ad accordi su litio e idrogeno.

Fonte: Mundo Obrero

Le dimissioni sono arrivate un paio d’ore dopo la notizia della perquisizione della sua residenza e dell’arresto del capo del suo gabinetto, del sindaco di Sines e di due amministratori della sua società Start Campus. Questo segna la fine di otto anni di un governo che aveva ottenuto la maggioranza assoluta nel gennaio 2022.

La Procura ha perquisito più di 40 luoghi, tra cui gli “spazi utilizzati dal capo di gabinetto” nella residenza ufficiale del Primo Ministro. Inoltre, la Procura ha riconosciuto che diversi sospetti hanno chiamato in causa direttamente Costa per “sbloccare le procedure”. L’indagine si concentra sulle concessioni minerarie per l’estrazione del litio nelle miniere di Romano e Barroso, nel nord del Paese, nonché su un progetto per un impianto di produzione di energia a idrogeno e un altro per la costruzione di un centro dati, entrambi a Sines.

Contemporaneamente alle perquisizioni, la polizia ha arrestato il capo di gabinetto del primo ministro, Vítor Escária; il sindaco di Sines, il socialista Nuno Mascarenhas; due amministratori della società Start Campus, Afonso Salema e Rui Oliveira Neves, quest’ultimo socio di uno dei più grandi e importanti studi legali del Paese, Morais Leitão; e, infine, l’avvocato/consulente assunto da Start Campus, Diogo Lacerda Machado, amico intimo di Costa e testimone di nozze. Anche il ministro delle Infrastrutture, João Galamba, e il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia portoghese per l’ambiente sono stati dichiarati “arguidos” (sospetti formali, una figura precedente al rinvio a giudizio).

Posizione del PCP

Il Partito Comunista Portoghese (PCP) ha ricordato che “lo scioglimento dell’Assemblea della Repubblica non è obbligatorio” e il suo segretario generale, Paulo Raimundo, ha affermato che “il Paese non ha bisogno di elezioni, ma di soluzioni”. Inoltre, nelle loro valutazioni iniziali, hanno chiesto che le indagini in corso siano completate e che si indaghi su tutti i fatti.

“L’evoluzione di questa situazione, che include le dimissioni del primo ministro, è una conseguenza dell’indebolimento del governo, che è inseparabile dalle sue scelte politiche, che lasciano senza risposta e senza soluzione i principali problemi dei lavoratori e del popolo”, ha dichiarato il leader dei comunisti portoghesi.

Per il PCP, il Paese si trova “di fronte a un governo e a una maggioranza assoluta costituiti sull’argomento della stabilità e a un’operazione di ricatto che ha avuto la collaborazione del Presidente della Repubblica”, in chiaro riferimento agli accordi presi tra il Primo Ministro dimissionario, membro del Partito Socialista, e il Presidente portoghese, membro del PSD di destra.

“A livello costituzionale, non è obbligatorio che le dimissioni del Primo Ministro siano seguite dallo scioglimento dell’Assemblea della Repubblica”, ha ricordato il leader del PCP, che ha approfittato della sua valutazione per ricordare che spetta al Presidente della Repubblica valutare e prendere la decisione finale sui futuri sviluppi istituzionali, assumendosi le responsabilità che ne derivano. Ha inoltre sottolineato che, in caso di convocazione delle elezioni, il Partito Comunista Portoghese è pronto ad affrontarle.

“Ciò che la situazione del Paese richiede è il rifiuto della politica di destra portata avanti dal governo del PS, che in tutto ciò che serve al grande capitale è accompagnato da PSD, CDS, Chega e IL, e l’attuazione di una politica alternativa che garantisca l’aumento dei salari e delle pensioni, la difesa del Ssn e l’accesso all’assistenza sanitaria, la garanzia del diritto alla casa, i diritti dei bambini e dei genitori, la difesa della sovranità e dello sviluppo”, conclude Paulo Raimundo, segretario generale del Pcp.