L’organizzazione di Fratoianni pronta ad aderire al partito European Left Alliance. Ma niente strappi: «Confermata la collocazione nel gruppo Ue The Left».
di Giuliano Santoro – Il Manifesto
Alla vigilia della marcia Perugia-Assisi la direzione nazionale di Sinistra italiana si riunisce a Terni e discute un documento sugli scenari globali che affronta inevitabilmente molti dei nodi attuali. A partire dal genocidio del popolo palestinese, accompagnato da «l’impotenza, le omissioni e, in alcuni casi, la complicità dei paesi occidentali».
Il documento che la direzione si prepara ad approvare (le operazioni di voto finiscono oggi) contiene anche un posizionamento strategico nello scenario europeo che merita di essere approfondito. Perché si darà mandato al segretario Nicola Fratoianni e al responsabile esteri Giorgio Marasà di approfondire l’interlocuzione con European Left Alliance, il partito sorto di recente dentro il gruppo Ue di The Left che distingue dal preesistente Partito della sinistra europea e che annovera tra i fondatori gli spagnoli di Podemos, i baschi di Bildu e i francesi della France Insoumise oltre a diverse formazioni della sinistra nordica.
La posizione di Sinistra italiana è ancora interlocutoria ma contiene alcune valutazioni di merito. Il partito «conferma la propria collocazione nel proprio campo naturale, cioè nel gruppo The Left» ma «valuta criticamente l’esperienza del Partito della sinistra europea, riscontrando insufficienze politiche e meccanismi decisionali inadeguati e guarda con interesse alla costruzione del partito European Left Alliance quale spazio più vitale, capace di collegare transizione ambientale e giustizia sociale». Questo spazio politico viene definito «pur non privo di articolazioni e persino di contraddizioni, inclusa evidentemente una diversità di posizioni interne sulle risposte alla guerra in Ucraina», con evidente riferimento alle posizioni più filo-Nato dei partiti della sinistra nordica, direttamente minacciate dalle mire putiniane.
Ma Si condanna l’invasione della Russia all’Ucraina leggendola così: «L’escalation dell’instabilità globale è profondamente connessa ad una contesa sulla circolazione dei capitali e delle merci figlia della crisi della globalizzazione neoliberista». Anche per questo si valuta che non si dovrà procedere tramite strappi: «Ogni passo – afferma il documento – dovrà essere fatto mantenendo uno slancio unitario anche verso la Sinistra europea e in ogni caso dovrà tenere conto della necessità di costruire una prospettiva strategica comune con i soggetti più vitali e con noi convergenti come Die Linke, nel segno di una fraternità politica e di un sentire condiviso».
Questo è uno dei nodi politici fondamentali, perché la Linke è tutt’ora uno dei pezzi portanti del Partito della sinistra europea. Se anche loro dovessero spostarsi verso i «giovani» di Ela, come fanno intuire le tendenze del nuovo corso, difficilmente il vecchio partito sopravviverebbe. Per questo i tedeschi prendono tempo.
Un dossier della Fondazione Rosa Luxemburg annota che il comitato esecutivo della Linke intende lottare «per le riforme all’interno della Sinistra europea, monitorando al contempo lo sviluppo dell’Ela (senza però partecipare alla sua fondazione)».
La Linke ha presentato una proposta di riforma al consiglio direttivo della Sinistra europea e ha avviato un dibattito sulle possibili riforme. Vi si sostiene la necessità di un partito europeo che funga da piattaforma strategica «per consentire a partiti, sindacati e movimenti sociali di essere coinvolti nei reali processi politici dell’Ue». «Per costruire una formazione continentale che sia in grado di funzionare» il documento prevede «proposte per sciogliere i blocchi strutturali con un processo decisionale a maggioranza qualificata». La posta in palio riguarda anche la rappresentatività delle singole formazioni.
«La divisione della sinistra in Europa è un grave errore strategico nel contesto della crescente minaccia di guerra e dell’ascesa della destra neofascista – dice al manifesto Walter Baier, presidente del Partito della sinistra europea – La nostra politica rimane quella di costruire ponti e rafforzare l’unità. La Sinistra europea riunisce 42 partiti provenienti da 27 paesi, con membri al governo in Spagna e Slovenia. Le nostre priorità sono: la lotta per la pace, l’opposizione al genocidio in Palestina, la resistenza ai preparativi di guerra della Nato in Europa e la lotta per un alloggio dignitoso e accessibile. Alla fine di ottobre, il Forum delle forze di sinistra e progressiste si riunirà presso la Federazione sindacale austriaca, aperto a tutti i partiti della nostra famiglia, compresi gli ex membri della Sinistra europea».





