TIM ha venduto la rete fissa ad un fondo americano

La sofferente TIM ha deciso di vendere la sua rete fissa all’investitore finanziario statunitense KKR, di fronte alla resistenza del suo principale azionista francese Vivendi.

Domenica il consiglio di amministrazione dell’ex monopolista ha accettato l’offerta di KKR di acquisire una quota di maggioranza della divisione, compreso il debito, per 18,8 miliardi di euro. A determinate condizioni, il prezzo potrebbe salire a 22 miliardi di euro, ha annunciato lunedì il Gruppo. Lo Stato italiano, che detiene anche una partecipazione in TIM, acquisirà una quota di minoranza.

TIM è quindi uno dei primi grandi ex-monopolisti del settore in Europa a cedere le attività di rete fissa e a concentrarsi sul business dei servizi. Il capo della società Pietro Labriola intende utilizzare i proventi della vendita per riorganizzare l’azienda e, tra le altre cose, ridurre la montagna di debiti da 26 miliardi di euro. La vendita dovrebbe essere completata nell’estate del prossimo anno.

L’operazione Netco mette in allerta i sindacati. Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si tratta si un errore di politica industriale. “Siamo contrari perché questo spezzatino non è la strada da seguire. Solo in Italia si fa cosi, negli altri Paesi  le grandi imprese non dividono la rete dall’azienda, dalle attività e dai servizi – ha spiegato Landini –  Noi pensiamo che questo sia un limite, un errore di politica industriale. Tra l’altro hanno venduto allo stesso fondo che ha comprato Magneti Marelli e che sta chiudendo in giro sue attività”.

“Attività fondamentali come la rete dovrebbe essere elementi su cui un Paese costruisce le politiche industriali di sviluppo – ha concluso – Questo governo non sta facendo gli interessi del nostro paese e che continua a non avere un’idea di politica industriale degna di questo nome”.