Crollo della Credit Suisse: migliaia di posti di lavoro svaniscono, ma i capi ottengono i loro bonus

Migliaia di posti di lavoro sono destinati a scomparire dopo che domenica il governo svizzero ha appoggiato il salvataggio del travagliato Credit Suisse da parte del gigante UBS, tra i timori di una crisi bancaria globale.

di Roger McKenzie – Morning Star

I mercati azionari globali sono crollati lunedì dopo l’annuncio dell’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS. Alla notizia dell’acquisizione, l’indice principale di Hong Kong ha perso il 2,7%. Londra, Francoforte e Parigi hanno aperto in calo di oltre l’1%. Shanghai, Tokyo e Sydney sono scese in picchiata.

Anche i prezzi del petrolio sono crollati di oltre 2 dollari al barile.

Le azioni del Credit Suisse sono crollate del 63%, mentre UBS ha visto il suo valore azionario scendere del 14%.

Domenica UBS ha accettato di rilevare il Credit Suisse in difficoltà per 3,25 miliardi di dollari, dopo un fine settimana di trattative frenetiche tra i timori di un collasso del sistema bancario svizzero. Lo shock segue il crollo di due grandi banche statunitensi, Silicon Valley e Signature.

La Banca Nazionale Svizzera ha accettato di sostenere l’accordo con 100 miliardi di dollari di garanzie finanziarie, mentre il governo ha fornito una garanzia di default per fermare il collasso di UBS.

Ma secondo una nota interna trapelata oggi, i banchieri più anziani continueranno a ricevere i loro bonus.

Il salvataggio non allevierà i timori della stragrande maggioranza dei 74.000 lavoratori di UBS in tutto il mondo. Anche prima della notizia dell’acquisizione, il Credit Suisse stava per tagliare 9.000 posti di lavoro.

Il presidente di UBS, Colm Kelleher, ha dichiarato che è “troppo presto” per esprimere un giudizio sull’eventuale taglio di posti di lavoro.

Ma ha affermato che l’operazione “rappresenta un’enorme opportunità” per la sua banca di “ridimensionare” il Credit Suisse per allinearlo a quella che ha descritto come la “cultura più conservatrice” di UBS.